Boscaiolo morì colpito dal cavo della teleferica: il principale stangato anche in appello - Corriere delle Alpi

2022-10-16 05:24:16 By : Ms. Josie Wu

La Corte ha confermato i quattro anni e cinque mesi all’impresario di Rocca Pietore

Morì colpito dal cavo della teleferica. Per il decesso del boscaiolo di nazionalità moldava Vitali Mardari il 19 novembre 2018, in un bosco del Primiero, l’impresario boschivo Riccardo Sorarù si è visto confermare la condanna a quattro anni e cinque mesi per omicidio colposo pronunciata dal Tribunale di Trento. L’uomo, che è di Rocca Pietore, dovrà pagare anche 110 mila euro di danni, oltre alle spese di costituzione di parte civile, a parte il fatto che la sorella del defunto Ludmila potrebbe avviare una causa civile, sempre attraverso gli avvocati di Giesse Risarcimento danni, che l’hanno assistita sia in primo che in secondo grado. La famiglia Mardari vive ancora a Santa Giustina.

Erano trascorse poche settimane dal disastro della tempesta Vaia quando Vitali Mardari, tramite comuni conoscenti, si accordò con Sorarù per aiutarlo in alcuni lavoretti nei boschi di Val delle Moneghe, nel territorio comunale di Sagron Mis. Senza un regolare contratto, con loro erano presenti altri due lavoratori, anch’essi in nero. Il gruppo dei quattro si mise prontamente al lavoro, apprestandosi a tirare un lungo cavo d’acciaio che avrebbe dovuto fungere da teleferica per il trasporto del legname. “All’improvviso, a causa di un errato calcolo delle forze necessarie per l’attività e a causa dell’utilizzo di un mezzo non idoneo (un escavatore) per tendere la corda metallica – spiegano i tecnici di Giesse Risarcimento danni – la stessa si spezzò, colpendo violentemente Mardari che finì catapultato a una ventina di metri di distanza”.

Sorarù invece di prestare immediato soccorso all’infortunato, con l’aiuto degli altri due uomini trasportò il corpo di Mardari vicino al ciglio della strada, coprendolo anche con dei pezzi di legna, e solo successivamente avvisò i soccorsi affermando di aver ritrovato il ferito per caso mentre si trovava nei pressi del suo cantiere (gli altri due lavoratori, nel frattempo, si erano prontamente allontanati).

Immediati ma vani i soccorsi, coi medici che però subito ipotizzarono un’incongruenza tra le ferite riportate e il luogo del ritrovamento. Ci sarà ricorso in Cassazione, ma il rischio è quello di finire in carcere.

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