Il Filo – notizie dal Mugello » Supermercato cinese e fatture false, nuovi particolari dell’inchiesta della Guardia di Finanza mugellana

2022-06-25 13:34:20 By : Mr. Wentao He

BORGO SAN LORENZO – Le Fiamme Gialle non hanno rivelato – essendo il procedimento giudiziario ancora in corso -quale dei due empori borghigiani, gestiti da società di cittadini cinesi, sia quello coinvolto nell’inchiesta su un giro di fatture false, per oltre 4 milioni e e 400 mila euro. Ma hanno reso noti altri particolari.

Si sa che il principale accusato è il proprietario dell’emporio, di nazionalità cinese e che risiede a Borgo San Lorenzo. A suo carico è stato disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili e patrimoniali, per una somma di oltre 2 milioni e 800 mila euro. Questo è previsto dalla legge per i reati fiscali: il sequestro dei beni è il primo provvedimento cautelativo, per recuperare la somma che potrebbe essere stata sottratta al fisco.

Il sequestro però al momento non ammonta a questa cifra: il Pubblico Ministero titolare del provvedimento ha disposto accorgimenti tali da garantire comunque la continuità dell’attività dell’impresa. In teoria poteva venir sequestrato anche il supermercato, con le merci  lì presenti. Ma si è deciso di non farlo, per salvaguardare i trenta posti di lavoro che l’emporio cinese in questo momento garantisce.

Così al momento sono stati sequestrati i conti correnti bancari, l’abitazione e le auto, per un valore complessivo di 450 mila euro.

Le indagini, avviate alcuni mesi fa e riferite a un quinquennio di attività, dal 2016 al 2020, sono state condotte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Borgo San Lorenzo. Le Fiamme Gialle borghigiane, nel corso di verifiche fiscali, hanno controllato l’attività di quell’emporio di prodotti non alimentari, di proprietà di un cittadino cinese. E hanno visto elementi che destavano sospetti. Così hanno effettuato indagini, controlli e appostamenti, scoprendo un giro di fatture fantasma. Coinvolte ventitré aziende fornitrici, in varie regioni italiane, in Lazio, Toscana – Arezzo e Bibbiena -, Veneto e Lombardia: queste aziende, tutte di proprietà di cittadini cinesi avevano sedi inesistenti oppure non avevano la disponibilità delle merci che pure avevano dichiarato in fattura. E’ scattata così l’accusa, per l’uomo cinese borghigiano di aver utilizzato nell’esercizio dell’attività di impresa fatture per oltre 4,4 milioni di euro riferite ad operazioni inesistenti, utilizzate per abbattere il proprio reddito e pagare così meno tasse.  E oltre a lui l’accusa riguarda altre 23 persone, i titolari delle aziende che avrebbero emesso fatture irregolari.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 Giugno 2022

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